Nell’affrontare
le turbolenze dell’adolescenza, in particolare i conflitti, è bene
non confondere le normali “nevrosi di crescita” con le
problematiche più serie. Ecco alcuni accorgimenti per una convivenza
pacifica.
SAPER
ATTENDERE.
L’adolescenza è una fase della vita che inizia e si conclude.
Meglio non irrigidirsi e avere fiducia nel tempo che passa. Infatti,
ad eccezione di patologie vere e proprie, i comportamenti sgradevoli
dei ragazzi sono destinati a durare un certo tempo per poi
scomparire.
DISPONIBILITA’.
Dei predicozzi dei genitori, più che la morale e l’emozione che
traspare dalle parole, ciò che i figli recepiscono è qualcosa di
più profondo che riguarda la disponibilità nei loro confronti. Al
di là delle reazioni legittime di dissenso, bisogna che sentano che
il genitore non è destabilizzato dal loro comportamento, anche se
inaccettabile, che non lo abbandona a se stesso tagliando la
comunicazione o umiliandolo, che non ha perso la fiducia che possa
migliorare. In altre parole, si distingue la persona( in cui si
continua ad avere fiducia) dai suoi atti riprovevoli.
DIALOGO.
Non bisogna avere paura di parlare. Ai ragazzi serve avere un adulto
con cui confrontarsi, sia per sentire un’altra campana sia per
chiarirsi le idee. L’atmosfera può essere animata ma non
prevaricatrice. Ciò che conta è che l’adulto non si faccia
mettere in crisi dagli atteggiamenti oppositivi del ragazzo, ma gli
consenta di fare quell’esercizio di contrapposizione di cui ha
bisogno senza sentirsi in colpa per avere espresso opinioni diverse
da quelle di suo padre o sua madre. Alcuni adulti invece entrano in
crisi di fronte alle provocazioni dei giovani in quanto le vivono
come attacco al loro sistema di valori e al proprio funzionamento
psicologico.
SOSTEGNO.
Suggerire delle indicazioni e fornire dei punti di riferimento, in
particolare per consentire all’adolescente di realizzare i propri
investimenti culturali, sociali, e affettivi positivi. Questo tipo di
sostegno aiuta il giovane a sfuggire alla tristezza, all’apatia e
alla noia: stati psicologici che possono condurre alla ricerca di
oggetti sostitutivi come la droga o a condotte fortemente
trasgressive e tali da procurare emozioni forti.
NEGOZIARE.
Un genitore deve sapere vietare e sanzionare, ma anche fare dei
compromessi. E’ bene non reagire impulsivamente, ma attendere il
momento opportuno per parlare, mostrarsi fermi e aperti allo
scambio. Il genitore non è coetaneo ma neppure un gendarme. Fissare
dei limiti non significa soltanto vietare ma anche negoziare. Con la
crescita il bisogno di autonomia aumenta ed è inevitabile che i
ragazzi cerchino nuovi spazi di libertà. Troppa protezione nuoce al
loro bisogno di sperimentare e di crescere.
EVITARE
I PARAGONI.
Sembra banale, nei fatti però i paragoni tra i fratelli, sorelle o
altri giovani dal comportamento esemplare sono frequenti. Il genitore
pensa di suscitare un moto d’orgoglio, in molti casi invece questi
paragoni, più che scuotere e stimolare, scoraggiano e umiliano.
CATASTROFICO.
Non
è minacciando l’insuccesso che si stimola il ragazzo. L’intenzione
è buona, si cerca di proteggerlo da smacchi e delusioni, lui però
percepisce pessimismo e mancanza di fiducia, a volte l’angoscia del
genitore che non crede nelle sue possibilità. Invece di prefigurare
insuccessi e disfatte,
meglio indurlo a concentrare gli sforzi su ciò che può fare
concretamente per migliorare la propria condizione.
INSOPPORTABILE A CASA,
APPREZZATO FUORI. Non è frequente che i ragazzi, sentendosi
sempre criticati in famiglia, si trovino meglio fuori casa. Ciò non
significa che i genitori debbano smettere di svolgere il loro ruolo,
significa soltanto che, da un lato, non devono esagerare con le
critiche e, dall’altro, che è bene che nella vita dei loro figli
ci siano dei “terzi” affidabili. Nonni, zii, amici di famiglia,
il medico referente, un insegnante che il ragazzo apprezza in modo
particolare, e non di rado gli amici, possono svolgere un ruolo molto
positivo nella soluzione di eventuali crisi. Sono figure preziose
nella vita di un giovane, che hanno il pregio di accogliere con
benevolenza e di non riattivare i sentimenti di inferiorità e che a
volte riescono a disinnescare le tensioni con i genitori.
ATTESE REALISTICHE.
Dietro alle difficoltà relazionali tra i genitori e i figli, ci sono
spesso i sogni e le attese dei genitori. Un malinteso profondo. I
genitori non accettano il figlio per ciò che è diventato, mentre
lui pensa di non riuscire a realizzare i suoi sogni per causa loro.
Certo non è sempre facile per un genitore rinunciare al bambino
docile di ieri e al tempo stesso accettare che il giovane di oggi non
sia quello che aveva sognato.
ACCETTARE LA PROPRIA
ETA’. Invidiare le esperienze e il tipo di vita che fanno gli
adolescenti e collocarsi nella sua stessa posizione, non aiuta. Ci si
veste nello stesso modo, si hanno gli stessi amici, si va insieme in
discoteca...Una scelta del genere porta a una perdita di ruolo,
quando invece un giovane ha bisogno di qualcuno in grado di
proteggerlo, contenerlo e indirizzarlo soprattutto nei momenti in cui
si trova in difficoltà.
Articolo di Anna Oliviero Ferraris, Psicologia Contemporanea, luglio-agosto 2014 n.244
Articolo di Anna Oliviero Ferraris, Psicologia Contemporanea, luglio-agosto 2014 n.244
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